La riuscita del modello WCM si basa su azioni apportate contemporaneamente a 10 discipline (detti pilastri, o "pillars" in inglese), tra i quali spicca, come elemento trasversale, la sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro.
In Italia, il Pillar Safety è stato efficacemente descritto all'interno di una relazione tecnica dell'UNI, relazione unica nel suo genere, a livello europeo e mondiale: la UNI TR 11542. Nel mese di marzo 2016, in preparazione del seminar, la CoH&S ha intervistato uno dei relatori che interverranno all'evento, l'ing. Spada, ex Coordinatore Generale della CONTARP INAIL e Coordinatore del GdL della Commissione Sicurezza dell'UNI che ha redatto il TR. Di seguito le risposte alle nostre curiosità. |
[CoH&S] Giuseppe, come è nata l'idea di realizzare una relazione tecnica in seno all'ente normativo italiano UNI? |
[ing. Spada] Ho dedicato la gran parte della mia vita lavorativa, fin dai primi anni 70, ad interessarmi di salute e sicurezza sul lavoro (SSL), specializzandomi inizialmente sui rischi determinati dal rumore di fabbrica per l’apparato uditivo, ampliando col tempo i miei interessi prima agli altri agenti patogeni e poi allo sconfinato mondo dei rischi causa di infortunio.
Negli anni passati ho così avuto modo di visitare molte unità produttive e avere rapporti con imprenditori, manager, rappresentanti sindacali e lavoratori. Mi sono così fatto un’idea delle cause più profonde che sono alla base del fenomeno infortunistico del nostro Paese: mancanza di cultura aziendale. Accade così che molti non si rendono conto che un’entità produttiva trova la sua forza nella struttura organizzativa dove ogni donna e ogni uomo dell’organizzazione ha il suo ruolo e la sua importanza. Trascurare di considerare nella giusta ed equilibrata luce i loro bisogni più elementari, quali la salute e la sicurezza sul lavoro, significa stimolare contrapposizioni, disinteresse ed assenza di partecipazione agli obiettivi dell’azienda, generando la concezione che il tempo trascorso in fabbrica è un tempo di sofferenza e non di crescita. Con le conseguenze economiche connesse. Vedere l’azienda solo come fonte per l’arricchimento degli azionisti, esigenza pur rispettabile, corretta e auspicabile perché un’azienda senza utili è un’azienda in coma, fa dimenticare la necessità di curare quei bisogni che fanno di un’azienda un’organizzazione corale molto più produttiva. Per anni ho sentito dire nei convegni che i costi per la prevenzione sono investimenti, in contrapposizione alla concezione purtroppo diffusa che quei costi sono privi di valore aggiunto, senza tuttavia che alcuno dimostrasse con dati logici e concreti l’affermazione. Una casuale lettura mi ha dato notizia dell’esistenza di questa metodologia gestionale e, da un successivo approfondimento, mi sono reso conto che essa poteva essere la risposta per dare concretezza a quell'affermazione, conciliando gli interessi degli azionisti con quelli dei lavoratori. Ho così proposto all’UNI, col quale collaboro da diversi decenni, di produrre una linea guida per diffondere ed aiutare le aziende ad adottare il WCM, ponendo l’attenzione sul Pillar Safety di nostra competenza. Dopo qualche titubanza l’UNI ha accolto la proposta alla quale si sono associate ed hanno dato il loro contributo costruttivo aziende come la FCA, la 3M Italia, la Cartelli Segnalatori e l’associazione confindustriale ASSOSISTEMI e l’associazione professionale AIAS. Perché all’UNI? Perché in questo settore tre sono le istituzioni che hanno una certa autorità: il Ministero del Lavoro, l’INAIL e l’UNI, ed essendo ormai in pensione e collaborando con l’UNI, è stato per me naturale avanzare la proposta in seno a questa istituzione. |
[CoH&S] Questa strada è stata intrapresa anche in altri stati europei o nel mondo? |
[ing. Spada] Il World Class Manufacturing, in diversa misura e, com’è naturale, con diversa configurazione adattata ai vari casi di specie, è relativamente diffuso nei paesi più industrializzati del mondo. Non mi risulta, e non risulta anche ad altri esponenti di settore SSL, che esista un documento normativo analogo al UNI/TR 11542.
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[CoH&S] Negli ultimi anni il tema dell'efficace presidio della sicurezza viene sempre più spesso associato alla prevenzione dei reati "presupposto 231", e conseguentemente letto come un metodo per scongiurare possibili responsabilità amministrative in capo alle imprese. Basando il suo funzionamento sulla ricerca dell'assoluta efficienza, per garantire e monitorare la soddisfazione del cliente, l'eliminazione degli sprechi, dei difetti, degli infortuni, e quindi la continuità e la crescita del business, l'approccio del metodo WCM alle tematiche della sicurezza sul lavoro è indubbiamente interessante e nuovo. Perché secondo te in Italia, fino ad ora, è stato applicato con successo da grandi realtà imprenditoriali senza fare parlare di sé?
[ing. Spada] L’ampliamento delle tematiche trattate dalla Legge 231/2001 anche al campo della SSL aveva l’obiettivo di punire pesantemente quelle aziende che non affrontano in modo metodico ed incisivo le problematiche della SSL. Aumentare le pene non significa però fare prevenzione. Basti pensare al numero delle aziende condannate secondo la “231” e la massa enorme del numero degli infortuni. Non c’è proporzione. In questi ultimi anni si è ottenuta una riduzione del fenomeno infortunistico solo perché è cresciuta (ancora troppo poco) la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro e non le pene, che sono si un deterrente, ma non sono determinanti. È difficile dire, dunque, che la “231” è un presupposto o un metodo per scongiurare possibili responsabilità amministrative, ma piuttosto il contrario. Per ridurre le possibili responsabilità amministrative è necessario ricorrere all’art. 30 del D.Lgs 81/08 che prevede l’adozione e l’efficace attuazione di un modello di organizzazione e gestione aziendale in grado di assicurare un sistema per “l’adempimento di tutti gli obblighi giuridici” (come è noto il modello fa leva su tre elementi: il SGSL, l’organismo di controllo e il sistema disciplinare). È pur vero che la Legge, giustamente, si muove su un piano giuridico-normativo e non su quello tecnico-prevenzionale, ma il fatto che è stimolata l’adozione di un SGSL, strumento di notevole capacità gestionale in tema di SSL, è certamente molto positivo per una più ampia azione prevenzionale. Devesi far presente che diversamente dal WCM, il SGSL rivolge la sua attenzione ai soli aspetti di SSL e quindi non considera l’efficienza generale dell’azienda, né l’eliminazione degli sprechi, né tiene conto delle esigenze di business nell’ottica di soddisfare il cliente, né tiene conto dei costi e del valore aggiunto, né dell’ambiente e così via. Il WCM guarda alla gestione aziendale a tutto tondo, il SGSL guarda alla SSL e in questo senso i due sistemi si compendiano e s’integrano. Sono convinto che, una volta che il WCM sarà sufficientemente conosciuto e ad esso sarà accreditato il merito di una così elevata riduzione del fenomeno infortunistico aziendale, come risulta dai dati, esso sarà pronto per essere sostituito al SGSL nel modello organizzativo, esimente la responsabilità amministrativa. Si pensi che nell’anno 2001 furono pubblicate le “Linee Guida per un Sistema di Gestione della Salute e Sicurezza sul Lavoro (SGSL)” e solo sette anni dopo, grazie ad un forte pressing, esse furono introdotte nella bozza di Legge, denominata poi D.Lgs 81/08.
Il WCM è noto in Italia da parecchi anni, più a livello universitario che a livello industriale. Non ha però avuto sostanzialmente alcuna applicazione perché non c’è stata la spinta mediatica, così fondamentale nella nostra attuale società dove le idee e le tendenze crescono sulle ali dei giornali e delle televisioni. Poi con l’avvento di Sergio Marchionne ai vertici della FIAT, proveniente da una cultura industriale americana più avanzata, c’è stata la sua ferma volontà di introdurre il WCM negli stabilimenti da lui governati. Da allora si è fatta parecchia strada, ma tra alti e bassi, tuttavia, dobbiamo ammettere che siamo ancora agli albori. Inoltre il WCM non è stato applicato non solo perché molto poco conosciuto ma anche perché molti ritengono erroneamente che esso sia un metodo adatto alle sole grandi aziende. Nel campo della SSL, poi, i risultati eccellenti ottenuti dall’adozione di questo metodo avrebbero dovuto allertare positivamente gli organi tecnici istituzionali preposti al governo del sistema Italia, ma ciò non è accaduto, nonostante le mie modeste sollecitazioni.
Il WCM è noto in Italia da parecchi anni, più a livello universitario che a livello industriale. Non ha però avuto sostanzialmente alcuna applicazione perché non c’è stata la spinta mediatica, così fondamentale nella nostra attuale società dove le idee e le tendenze crescono sulle ali dei giornali e delle televisioni. Poi con l’avvento di Sergio Marchionne ai vertici della FIAT, proveniente da una cultura industriale americana più avanzata, c’è stata la sua ferma volontà di introdurre il WCM negli stabilimenti da lui governati. Da allora si è fatta parecchia strada, ma tra alti e bassi, tuttavia, dobbiamo ammettere che siamo ancora agli albori. Inoltre il WCM non è stato applicato non solo perché molto poco conosciuto ma anche perché molti ritengono erroneamente che esso sia un metodo adatto alle sole grandi aziende. Nel campo della SSL, poi, i risultati eccellenti ottenuti dall’adozione di questo metodo avrebbero dovuto allertare positivamente gli organi tecnici istituzionali preposti al governo del sistema Italia, ma ciò non è accaduto, nonostante le mie modeste sollecitazioni.
[CoH&S] Questo approccio "lean" può essere secondo te esportato anche in realtà non manifatturiere, ad esempio, nei cantieri edili, in una struttura sanitaria o in un centro commerciale? E' una filosofia esportabile?
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[ing. Spada] La risposta è "assolutamente sì".
Per questo l’UNI/TR 11542 è una linea guida che porta avanti la filosofia di gestione adattabile alle caratteristiche di ogni singola azienda, fermo restando tutti i principi basilari. |
[CoH&S] Il metodo prevede che l'approccio ai 10 pillar tecnici sia effettuato in modo coordinato e che, affinché abbia successo, gli stessi debbano essere implementati, a vari livelli di complessità, ma contemporaneamente. Sono previste relazioni tecniche anche su altri pillar del WCM?
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[ing. Spada] Ho proposto all’UNI di richiedere ai suoi vari Organi Tecnici di redigere TR dedicati agli altri Pillar, ma la risposta pur non essendo stata negativa, è stata lasciata cadere per due ordini di motivi: l’uno perché negli altri Organi Tecnici, diversi dalla Commissione Sicurezza, non ci sono state proposte in tal senso e quindi persone disposte a lavorare sull'argomento e l’altro perché dell’UNI/TR 11542 ne sono state vendute poche copie, indice secondo l’UNI del poco interesse. Secondo me indice della poca conoscenza del sistema.
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[CoH&S] Che consiglio daresti a una piccola media impresa che desidera approcciare con le tecniche del metodo WCM per migliorare il suo funzionamento? (noi consigliamo di partecipare al seminar del 05 maggio a Modena)
[ing. Spada] Non pretendo di dare consigli a nessuno, ma so per certo che per adottare il WCM sia necessario un cambio del modo di pensare l’azienda e che quindi l’adozione del WCM debba coinvolgere tutti i reparti e articolarsi su tutti i Pillar. I costi economici sono limitati e sopportabili perché spalmati su diversi bilanci annuali. La cosa più difficile e lunga da realizzare è far cambiare l’approccio al modo di vedere l’azienda, ma i risultati poi sono molto gratificanti.